Il Collegio dell’Emiliani

Il Collegio

Gli Inizi

Lungo l’Aurelia, antica via romana, passavano i romei, che dal nord scendevano a Roma pellegrini alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Quando giungevano nella terra di Nervi, attirava la loro attenzione, su un piccolo promontorio scoglioso e dirupato, alla destra dell’Aurelia, una cappella dedicata all’apostolo S. Paolo. Nella seconda metà del 1500, alcuni frati, dell’Ordine dei Minimi, fondato da S. Francesco di Paola, così detto dal suo paese natio in Calabria, eressero accanto alla chiesetta, un convento, dove trascorrevano la loro vita di preghiera, di penitenza e di carità, perché ben presto fecero amicizia con i pescatori della zona e aprirono una piccola scuola per i loro figlioli.
Lì bene che essi facevano spinse un nobile genovese, Andrea Fazio, a costruire accanto al convento, dov’era la piccola cappella di 5. Paolo, una chiesa più grande e più bella, che fu dedicata a 5. Francesco di Paola, protettore degli uomini di mare. Questo tra il 1606 e il 1608.
E così, mentre i ragazzi frequentavano la scuola, la gente dei dintorni accorreva numerosa e devota all’altare del Santo, per cercarvi pace e protezione. Negli ultimi anni del i 700 gli eserciti di Napoleone strariparono in Italia, portando con sé vane promesse di libertà e concrete furie di angherie, repressioni e violenze. Anche il Convento dei Minimi fu travolto: i frati furono cacciati via e dispersi, la casa abbandonata, la chiesa deserta. Era l’anno 1798. Sedici anni dopo. un giorno di aprile del 1814, bombarde dell’armata inglese, comandata da Lord Bentinck, ridussero la chiesa a un mucchio di macerie e sbrecciarono il chiostro. Nei locali rimasti trovarono rifugio alcune famiglie di pescatori. Sembrava segnata inesorabilmente la fine.
E invece fu soltanto una parentesi anche se piuttosto lunga e triste. Da Venezia a Genova. Da una marina all’altra. Dall’Adriatico al Tirreno.
Nell’anno 1872, i Padri Somaschi, che da ventidue anni reggevano il CollegioS. Francesco di Rapallo, in un momento di crisi di quella amministrazione comunale, proprietaria dello stabile, si prospettarono la possibilità di trasferire in altro luogo della Riviera di Levante la loro opera; posero gli occhi sui fabbricati in rovina de “Il Capo” di Nervi, e li acquistarono. Ma con Rapallo le cose si sistemarono, e lo stabile di Nervi fu ceduto ai coniugi Olivero Giuseppe Luigi e Cauda Angela, con ipoteca però, perché gli acquirenti non avevano denaro liquido. Ma la Provvidenza voleva che i Somaschi a Nervi ci mettessero casa. Difatti, con sentenza del Tribunale di Genova, il 12 ottobre 1897, essi rientrarono in possesso dei fabbricati tra l’Aurelia, il Porticciuolo e il mare. Proprio al momento opportuno. In quel tempo essi perdevano il Real Collegio “San Giorgio” di Novi Ligure, diretto con grande prestigio da alcuni secoli, e il Collegio “Emiliani” di Venezia. Nervi sarebbe stata la riparazione delle due dolorose perdite, e la nuova istituzione avrebbe portato il nome glorioso del Santo fondatore dei Padri Somaschi, S. Girolamo Emiliani. Così nasceva nel 1899 e così veniva battezzato l'”Emiliani”.

1899-1939

Quando i Padri Somaschi vi entrarono, l’edificio era un vecchio rudere, malridotto e sfigurato, più basso di quel che è ora; e l’unico pregio che avesse era quello di essere ben saldo sulla roccia e di spalancare le sue occhiaie vuote sul mare. L’opera di ricostruzione e di restauro fu rapidissima. Riattati ad abitazione “civile” i locali del vecchio convento, in modo da potervi accogliere ed ospitare, con comodo e decenza, anche se non con raffinatezza – cosa che non era di quei tempi – i convittori e gli alunni, si pensò subito anche alla ricostruzione della Chiesa. Faceva ogni premura il P. Provinciale G. Battista Moretti, e si davano da fare i primi Rettori, P. Mortola e P. Drago. Il primo novembre del 1900, uno stuolo di marinai innalzava, sul campanile della nuova chiesa di S. Girolamo Emiliani, il nuovo concerto di tre campane; il 13 dicembre dello stesso anno il Vescovo di Ventimiglia, Mons. Daffra, consacrò la chiesa ricostruita a tempo di record. Essa conservò l’antico disegno architettonico all’interno e all’esterno: G. Carbone da Quinto eseguì le volute, i cartellami, le ghirlande e tutta la parte esornativa; il pittore romano Filippo Pinci, giovanissimo, dipinge nella navata centrale la gloria di 5. Girolamo, sopra l’altare maggiore la figura dell’Eterno Padre, e nella volta del catino dell’abside una schiera d’angeli in adorazione dell’Eucaristia e le figure simboliche della Fede, della Religione, della Speranza e della Carità.
chiesa si riapriva ai fedeli nell’anno santo del Giubileo, mentre il secolo XIX stava morendo, e si affacciava all’orizzonte l’alba del XX, apportatore di novità anche all’Emiliani:

– 18 maggio 1905: inaugurazione del Museo di Storia naturale.
– 3 aprile 1906: telefono!
– 17 gennaio 1907: luce elettrica!
– 22 marzo 1914: inaugurazione dell ‘Organo.

Ma nei cieli d’Europa, rabbuiati, stava per suonare tragicamente il cannone della i guerra mondiale. Il 7 giugno 1915, a quindici giorni dall’entrata in guerra dell’Italia, il Rettore dell’Emiliani offriva, a nome dei Padri Somaschi, i locali del Collegio alla Croce Rossa Italiana per collocarvi i militari feriti in guerra. I Padri dell’Emiliani avevano discusso la proposta, il Padre Generale dell’Ordine l’aveva assecondata, il Ministero della Guerra l’aveva accettata, e così il 25 ottobre le camerate cominciano a riempirsi di giovani feriti che vi giungevano dal fronte. Per quattro anni, fino al 27 agosto 1919, i dormitori, i corridoi, il cortile, la terrazza a mare dell’Emiliani, accolsero a centinaia giovani militari. Nell’ottobre dello stesso anno 1919 l’Emiliani riprendeva la sua funzione di Collegio e di scuola. Il 1934, fu per l’Emiliani un anno di rinnovamento. Tutte le quattro facciate, interne ed esterne, furono scrostate, rintonacate a calce idraulica e cemento ed affrescate. Sulla facciata a nord – l’entrata – furono aperte, in simmetria, nuove finestre e costruito il balcone. La facciata a mare, quella ad ovest e quella ad est – la più tormentata nella sua costruzione e la più irregolare – furono risistemate con bella simmetria, abbellite da un cornicione alto un metro e di tre timpani, che hanno dato a tutta la costruzione una linea più sveltita ed agile. La terrazza a mare, con un’enorme gettata in cemento ad est, si estese per oltre cento metri quadrati di spazio in più, bella come una tolda di nave, donde la vista si estende da Portofino a Capo Mele. Il cortile interno era un giardino ma i ragazzi richiedevano spazio.
Tutto fu raso al suolo, e un pavimento in grés rosso fece del giardino una sala da gioco.

1939-1980

Il 2 settembre 1939 Hitler scatenava la più tremenda delle guerre della storia dell’umanità.
Il 10 giugno 1940 anche l’Italia entrava nel conflitto.
Neppure l’Emiliani venne risparmiato dalle vicende belliche.
L’8 novembre 1941 nella chiesa del Collegio venne inaugurato un autentico capolavoro dell’arte moderna, un grande quadro del Prof. Mattia Traverso, raffigurante S. Girolamo Emiliani che dà sepoltura ai morti. Vigoria di scorci, contrasti di tinte, tragica solennità. Sembrava che il Santo nella tristezza presente continuasse la sua opera di umana e cristiana pietà verso le vittime di quella peste del mondo che e’ la guerra. Poco prima, di fronte ad esso, era stato collocato un altro quadro dello stesso artista, raffigurante S. Girolamo che insegna la dottrina di Gesù, che è dottrina d’amore.

Sotto l’incubo degli allarmi aerei, l’Emiliani cercava di continuare la sua vita, quando il 28 settembre 1943 giunse da parte dell’autorità (l’Italia aveva capitolato l’8 dello stesso mese) l’ordine di sgombrare e di lasciare i locali a disposizione. Non ci fu rimedio. Alcuni padri rimasero a fare la guardia alla loro casa sequestrata, divenuta abitazione di soldati, di operai della T.O.D.T., sede di magazzini e di una stazione radio trasmittente e ricevente. La vita dell’istituto, dispersa dalla bufera, cercò di ricostituirsi in luoghi di fortuna, in parte presso i Missionari di S. Ilario e in parte nel Circolo di S. Siro. La vigilia del quinto Natale di guerra, il 24 dicembre ’44, nella chiesa del Collegio si celebrava di nuovo la S. Messa. Non era ancora la fine dell’immane burrasca, ma il canto della “pace in terra agli uomini di buona volontà” la faceva presagire. I tedeschi, poco alla volta, a cominciare dall’ottobre, avevano iniziato a sgombrare i locali. La notte del 7 febbraio, due compagnie della Monterosa pernottarono nel Collegio con carrette e muli, riducendolo ad una stalla. Il 23 aprile Genova è libera! Il P. Rettore congeda l’ultimo tedesco di guardia. La Casa doveva essere rifatta ex-novo. Stanze senza serramenti, senza luce, senza vetri: cortili lacerati dallo scoppio delle mine.

Ma in quattro mesi i lavori di restauro erano compiuti. Gli anni 1946-50 videro rifatte le scale di marmo, ricavati nuovi dormitori, comprata la vasta area per il campo sportivo ed altre opere di riparazione e di abbellimento.

Dal 1955 al ’57 furono rinnovati la palestra, il salone-teatro; sopra, due ampie aule, un vasto dormitorio, una serie di camerette. Il colonnato del cortile interno fu rivestito di travertino.

Dal 1958 al ’60 la Famiglia Gazzolo Tommaso abbellì la Cappella della Madonna di Lourdes, in occasione della ricorrenza centenaria della Vergine a Bernardette.

Il 2 giugno del 1960 una lapide marmorea con cornice di bronzo e lampada votiva, sotto il porticato del cortile interno, presso l’entrata, richiamava il ricordo d’una storia passata e recente: “Ai suoi Alunni Caduti – l’Emiliani – riverente ed orgoglioso”. L’11 agosto del ’61 il piccone demolitore iniziava l’abbattimento del vecchio caseggiato antistante del nuovo edificio “Scuole Emiliani”. L’8 dicembre veniva posta la prima pietra, benedetta dal Cardinal Siri, Arcivescovo di Genova. Il 18 novembre del ’63 il nuovo edificio, elegante, arioso. luminoso, entrava in funzione e prendeva l’avvio l’Istituto Tecnico Commerciale. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 15 febbraio del 64, da parte del Provveditore agli Studi di Genova, Prof. Aldo Vestri. L’anno 1970 iniziò il rinnovamento della chiesa dell’Emiliani. Tra lavori interni ed esterni protrattisi per circa sette anni, essa è diventata un vero gioiello, degno di essere casa di Dio e del suo popolo. L’Altare nuovo, in marmi scelti e pannello di bronzo, secondo la riforma liturgica de Concilio Vaticano II, fu consacrato dal Cardinal Siri il 30 maggio 1972. Venne collocata una artistica statua in bronzo rappresentante San Girolamo Emiliani, cui è dedicata la Chiesa e che dà nome al Collegio, al centro della facciata il 17 novembre 1975. Essa fu benedetta da Mons. Giovanni Ferro, ex allievo dell’Emiliani, poi Superiore Provinciale dei Padri Somaschi e quindi Arcivescovo di Reggio Calabria dal 1950 al 1977. Nel 1981 infine un tabernacolo in bronzo veniva eretto in presbiterio; è ricco di simboli biblici e rappresenta l’albero della vita che dà il suo frutto, Cristo.

1980-2001

La vita e lo sviluppo dell’Emiliani continuano negli anni ottanta. Agli alunni interni delle Superiori si è aggiunto un gruppo di studenti universitari. I dormitori sono stati trasformati in moderne e confortevoli camere con una splendida vista sul mare.

Anche le attrezzature sportive e didattiche sono state costantemente migliorate. E stato costituito il Centro sportivo Emiliani, che cura l’apprendimento di varie discipline ed ha tra i suoi iscritti un folto gruppo di giovani della Scuola.

E stato perfezionato lo studio della lingua inglese ed ha preso l’avvio, guidato da tecnici e dagli insegnanti delle materie scientifiche, lo studio dell’informatica, attraverso l’uso del computer.

Il collegio ha rinnovato agli inizi degli anni ’90 il suo aspetto esterno con una decorazione elegante e sobria, che ha ripreso motivi architettonici e tonalità di colore già precedentemente sperimentati.

La luce, nitida e rosata alla prime ore del giorno, intensa ed abbacinante nel meriggio per il riflesso del mare, calda e distesa al tramonto, si accende e si trasforma continuamente sui volumi geometrici dell’edificio. Gli interni sono stati ristrutturati per permettere al pianterreno ed al primo piano un’adeguata sistemazione del liceo classico e dei locali del doposcuola, ed al secondo piano delle camere con vista sul mare del pensionato universitario, raggiungendo una capienza di oltre 40 posti. Questa nuova attività, iniziata alla fine degli anni ’80 in sostituzione dell’internato degli alunni della scuola elementare e media, si è particolarmente sviluppata negli anni’90. Il gruppo degli universitari è formato da giovani che provengono dalle varie parti d’Italia ed anche dall’estero, per frequentare le facoltà genovesi. Sono diretti e guidati da alcuni religiosi. Molti studenti hanno ormai conseguito la laurea, conservando verso l’Istituto un rapporto di amicizia e di collaborazione. Nell’anno scolastico 2000/2001 il Collegio ospita anche un gruppo di ragazzi (13) che frequentano le scuole Superiori e contemporaneamente militano nelle squadre giovanili del Genoa Calcio. Alcune camere del Collegio sono riservate per l’ospitalità e l’accoglienza di famiglie, provenienti soprattutto dal Sud, che portano i loro bambini per cure e per controlli negli ospedali di Genova, in particolare al Gaslini: una profonda, spesso sofferta esperienza umana, talora di forte impatto sui giovani, vissuta sull’esempio di S. Girolamo Emiliani, attento ai piccoli ed ai valori di solidarietà che il dolore innocente crea attorno a sé. Nell’ultimo decennio del secolo si sono verificati alcuni importanti cambiamenti strutturali, che hanno allargato il campo di azione della Comunità dell’Emiliani. Nel 1992 è stata affidata dalla Diocesi di Genova alla Comunità dei Religiosi del Collegio la vicina parrocchia dell’Assunta, che ha una popolazione di circa cinquemila persone. La cura pastorale, il contatto con la gente ha determinato un maggior inserimento nel territorio con una particolare attenzione agli ammalati (un religioso è anche cappellano dell’ospedale di Nervi), ai giovani, alle iniziative di carità verso i poveri che ogni giorno, a pranzo ed a cena, bussano numerosi per un pasto alle porte del Collegio. La collaborazione con il quartiere ha permesso di organizzare nel periodo estivo una serie di concerti sia di musica classica che folcloristica: giovani musicisti e corali si esibiscono nel cortile del Collegio davanti ad un pubblico interessato e partecipe. L’iniziativa in corso da alcuni anni sta ormai affermandosi come un tradizionale appuntamento culturale dell’estate. Nel 1993 è stato aperto il Liceo Scientifico, in sostituzione dell’Istituto Tecnico Commerciale. Il nuovo corso di studi ha immediatamente incontrato il favore di famiglie e di alunni, affiancando il già collaudato Liceo Classico. Nella scuola sono stati potenziati in particolar modo i vari ambienti di lavoro: l’aula per il disegno tecnico, le due sale video, il laboratorio di fisica e di chimica; è stata allestita una seconda aula di informatica; un gruppo di studenti, coadiuvato da un’insegnante e da un attore del Teatro Stabile di Genova, ha attivato un laboratorio teatrale. Sono diventati insegnamenti integrativi facoltativi lo studio dell’inglese e del francese nel triennio del classico, i corsi di informatica, un corso di diritto ed economia. Gli studenti del Classico e dello Scientifico sono giunti all’appuntamento con i nuovi esami di stato conclusivi dell’anno scolastico 1998/99, con una buona preparazione ed hanno riportato tutti un risultato pienamente positivo, per alcuni eccellente. L’Emiliani è costituito da una comunità educativa, in cui si sono distinti grandi maestri. Nel 1993 è stata assegnata dal Presidente della Repubblica la medaglia d’oro per i benemeriti della cultura al P. Giovanni Baravalle, grande educatore, studioso di storia e di filosofia, autore di varie pubblicazioni, amico in passato dello scrittore Cesare Pavese, sul quale esercitò un profondo influsso religioso.

Nel 1997 la stessa onorificenza è toccata al P. Guglielmo Quaglia, per oltre quarant’anni preside e insegnante nel Liceo classico, autore di vari commenti scolastici a testi classici, straordinario maestro nell’avvicinare con intelligenza e passione i giovani al mondo greco e latino. Nell’ultimo decennio hanno concluso la loro laboriosa giornata terrena dei religiosi che hanno profuso tante loro energie, sia nella direzione sia nell’impegno di studio e di scuola, per la crescita e lo sviluppo dell’Emiliani. Nel 1992 ci ha lasciato P. Giuseppe Boeris, generale della Congregazione negli anni sessanta, rettore dell’Emiliani negli anni settanta. Amò l’opera, riorganizzando il Collegio, abbellendo la Chiesa, coordinando l’associazione degli ex-alunni, da lui fondata nel 1950. Nel 1994 scompare P. Giovanni Rinaldi, studioso della Bibbia ed esperto conoscitore delle lingue semitiche antiche, prima professore all’Università Cattolica di Milano e poi preside della facoltà di magistero di Trieste, fondatore e direttore della rivista Bibbia e Oriente. Ha dato un apporto originalissimo alla conoscenza della Scrittura e dell’Oriente.

Nel 1999 P. Giovanni Baravalle va all’incontro con Dio, dopo aver formato generazioni di studenti nella conoscenza della storia e della filosofia. La sua testimonianza cristiana rimarrà nella storia della cultura italiana per l’influsso religioso che negli anni della seconda guerra mondiale, egli, allora giovane prete, esercitò su Pavese. Lo scrittore lo trasfigurò artisticamente nella figura del P. Felice nel romanzo autobiografico “La casa in collina”. Con questa tradizione, con questa ricca eredità culturale ed educativa l’Emiliani festeggia il suo primo centenario e, pronto alle nuove sfide, si affaccia fiducioso al terzo millennio.